5 nov 2014

Ciao.















Ciao.

Punto. 

Che "ciao" a volte dovrebbe bastare e basterebbe, se tu non mi chiedessi "cos'hai?"

perché è allora che il cuore comincia a battermi in mezzo alle braccia, sotto la gola, a nord dello stomaco, che se batteva pure prima, io non me n'ero accorto. 

Che il cervello, odioso cazzaro, si diverte a spararmi stelle ninja di input, proiettili di risposte inadeguate:


"Blu"

"I mitocondri"

"Il suo nome di battesimo è Giulio"

"Sì, ma senza aglio, per favore, mi fa pesante"

"No, non lo tengo, ma posso darti questo che è buono quasi uguale" 

"Marmellata" 

E poi si mette a giocare, il bastardo, con i tre o quattro sensi che mi sono rimasti.

Che gli occhi, prima di tutto, ti spogliano di quel che hai addosso e ti mettono una roba che indossarla non dovrebbe essere legale. 

Le mani, accusano il colpo, vili ed impacciate e si infoderano nelle tasche come vermi spaventati nel terreno. 

Fischiano, la destra più della sinistra, le stronzissime orecchie. Fischiano come se una bomba di cantanti lirici e martelli pneumatici - si scrive così? - mi fosse scoppiata nella narice sinistra. 

E poi il gusto, quel che è rimasto, si mette a farmi impazzire la lingua, mi manda la saliva, troppa, nella bocca, mi fa quel sapore singolare e antipatico di ferro, orsetti gommosi e banane marce. 

L'ofatto tace. E io benedico gli anni di fumo accanito. 

La tua testa si piega da un lato, le sopracciglia si incontrano alla radice del naso e sulla tua testa appare un grosso punto interrogativo rosso che si illumina come l'insegna di un casinò. 

Credo. 

Non sono sicurissimo. 

Quando mi rendo conto di avere il tempo di incollare una risposta, me la dico per sentire come suona. 

C'è che se io fossi il tuo tostapane, non ti brucerei mai i toast, che se fossi fuoco arderei il modo tranne la tua 500 beige con gli interni in pelle, che se avessi due spade laser l'altra la darei a te, che se ti rapissero gli alieni io un modo per salvarti lo troverei, che se mi vuoi invecchiare accanto, io, prometto, ti porterò la colazione a letto almeno tutti i giovedì e i fine settimana, che se fossi un pezzo di un puzzle di due pezzi soltanto, ne sono certo, l'altro pezzo saresti tu e, se non lo fossi, io sempre te vorrei. Se i tuoi occhi fossero il mare io ci naufragherei dentro volentieri e se la mia anima inciampasse nella tua io non avrei niente da dire e se un giorno dovessi baciarti, sono sicuro che poi avrei i superpoteri. 

Non suona. 

"Niente, non ho niente"

"Davvero?" - dici

"E ti ho detto che niente". 

Ciao.

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